Si tratta di un animale molto vorace e prolifico, estremamente resistente e capace di adattarsi facilmente a diversi ambienti anche se inquinati, facilmente riconoscibile per la sua colorazione rosso bruna. Purtroppo i suoi pregi in fatto di adattabilità e velocità di riproduzione, che ne hanno fatto una specie molto adatta all'allevamento (anche e soprattutto per la squisitezza delle carni in presenza di acque pulite), si sono rivelati disastrosi per gli habitat che ha colonizzato.
Il gambero rosso infatti è onnivoro, molto aggressivo e di grande appetito. Si ciba di uova di pesci e anfibi, larve, insetti acquatici, alghe e piante acquatiche, devastando l'equilibrio e la biodiversità degli ecosistemi più delicati. Per il gambero nostrano (Austropotamobius pallipes), abitante dei fiumi e dei torrenti di montagna, è un vero nemico mortale, sia perché entra con questo in competizione diretta (in cui facilmente prevale), sia per la temibile peste del gambero di cui spesso è portatore e che risulta particolarmente letale per il gambero indigeno. Riesce a procurare danni anche ai raccolti circostanti essendo in grado di resistere e respirare a lungo fuori dall'acqua e percorrere notevoli distanze e, come se non bastasse tutto questo, scava profonde tane negli argini dei fiumi determinandone il progressivo indebolimento.
In alcune regioni, ad esempio in Friuli Venezia Giulia, si sta studiando a fondo il fenomeno tentando di arginare e combattere la diffusione di questo animale, procedendo a catture massicce degli esemplari estranei e legiferando a tutela delle specie locali.
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